Avvilimento e preoccupazione sono le sensazioni che emergono dal duello Trump VS Biden di Cleveland, Ohio, due giorni fa. Ho dovuto metabolizzare molto, ciononostante non sono riuscito a denominare “dibattito” quello che si è rivelato un volgare e squallido scontro privo di contenuti in diretta TV, davanti ad un giornalista talmente sorpreso da cotanta mediocrità che, pover’uomo, poco si è distinto dalla moquette (bella, perlomeno) della scenografia. Il luogo deputato, un emiciclo universitario, mal si addice a ciò che abbiamo avuto il dispiacere di guardare: una becera chiacchiera arteriosclerotica tra due vecchi disadattati.
Emerge l’ignoranza assurta a linguaggio di comunicazione assoluto, poiché i contenuti sono del tutto inutili, nell’era della post verità, delle fake news e soprattutto dei social media. Emerge la grandezza dell’ego, con uno spropositato uso delle parole “IO” e “LUI”: tutto si riduce a slogan urlati di facile beva, digeribili al pubblico d’America che ormai si è adeguato, omogeneizzato, uniformato sotto l’egida dell’analfabetismo funzionale.
Le critiche sono sterili, distruttive e mai costruttive. Le domande poste sono semplicistiche, riduttive, da talent show. Ma tanto basta. E soprattutto basta ai repubblicani, che vivono di menzogne e di tracotanza. E per i democratici?
Biden ricalca malamente l’avversario, cadendo nel tranello e scendendo al suo livello, ma c’è da dire che per l’uomo delle lobbies, del Senato, dell’esportazione della democrazia, la prepotenza, l’arroganza e l’insulto facile sono piuttosto spontanei. Come tutti gli yankees, Jo non si ritira di fronte alle provocazioni, anzi, cede, risponde e dà del “pagliaccio” a Trump; del “presidente peggiore della storia” e soprattutto, invece di tacere e dimostrare grande statura politica, si incazza a morte quando The Real D lo punge sul figlio e sui tre milioni e mezzo. Cosa ne consegue? Una serie di “mio figlio è un patriota” ai quali fa eco “tuo figlio è stato congedato con disonore perché gli piaceva la bustina” : uno spettacolo osceno.
Trump, dal canto suo, non si smentisce e dimostra certamente un piglio di maggior effetto quando si tratta di sceneggiate e volgarità televisive ma non propone niente, non parla di niente, non si affida a nient’altro che ai soliti numieri falsi, a delle suggestioni del tutto personali, a una serie di auto citazioni referenziali senza alcuna riprova di fatti. Insiste sui tre milioni e mezzo del figlio di Biden, insiste sul “cArona Virus” tutta, ma proprio tutta, colpa dei cinesi maledetti, insiste sul fatto che i razzisti sono loro, i Dem, e forse anche qualche repubblicano, ma di certo non lui, non Donald, che ha ridotto le forze di polizia in tutta America e subito si contraddice sbraitando il tragicomico Law&Order (Che Dick Wolf sia finanziatore della campagna elettorale?). Infine il miraggio, la dissociata convizione che questi “Antifa” siano un’organizzazione terroristica radicale comunista (sì, stiamo ancora qua a blaterare sui comunisti), quando non esiste niente di tutto ciò.
Già, perché è dovere di cronaca e non politica, far presente che l’unico terrorismo interno americano dal dopoguerra ad oggi è sempre stato di matrice estremista di destra: maniaci della sopravvivenza, fanatici, suprematisti bianchi, sette religiose. Da Waco a Oklahoma city, da Unabomber alle ultime sparatorie durante le manifestazioni Black Lives Matter, è sempre da destra che giunge il sangue.
Un nichilismo fanatico tutto americano, frutto di ignoranza, malattia mentale e circolazione libera di armi. Sono le conseguenze nefaste di ciò che il clima reazionario a stelle e strisce ha voluto confondere con gli ideali di libertà insiti nella costituzione di un Paese di pionieri. I diritti del far west, ieri come oggi, si difendono con la pistola e con la violenza e questo è quello che voglioni tutti, da quelle parti, per mantenere il proprio posto di lavoro, la propria collocazione sociale, il proprio bbq. Le minoranze? Con gli stessi preconcetti errati, figli di immani crudeltà, di inumani trattamenti, di una disuguaglianza criminale da parte di uno stato che ti dimentica inventandoti la frottola di lasciarti libero di crearti il tuo futuro, beh, finisce che si incazzano anche loro e vengono risucchiati dal “metodo America”, cioè “armarsi e combattere per difendere la propria sopravvivenza”. La dignità e la civiltà, il dialogo e la concordia verso un obiettivo comune non sono concetti assimilabili alla base di quel Paese e ne risente decisamente anche la classe dirigente, quella che dovrebbe orientarsi vero Biden, che arranca sotto il fuoco incrociato del niente che propongono e il niente che ottengono i poveri. E da parte dei Repubblicani? C’è solo il protezionismo, la conservazione, il ristagnamento nel diciannovesimo secolo.
L’egosimo che spazza via l’indivdualismo.
Facciamo molta attenzione perché ai traduttori italiani è sfuggita una frase di Trump: subito dopo aver pronunciato un pacifico “chiedo ai suprematisti bianchi di farsi da parte”, colto dal doppiaggio, sfugge invece alla tv italiana un “HOLD ON” terrificante: tenetevi pronti.
E qui siamo davvero fuori da ogni logica e contesto democratico.
Biden, o meglio dovremmo dire i Dem, stravincono nel dibattito senza che nemmeno esista gara, sul tema dell’ambiente. Niente da fare per Donald, che non ci prova nemmeno ad impostare una risposta, una dichiarazione: si limita ad una ridicola e pietosa uscita sul fatto che gli incendi in California avvengono perché ci sono gli alberi secchi abbandonati nel bosco da cent’anni.
E sebbene questo Green Deal (che poi green deal non è, bensì è un piano di ricostruzione ecosostenibile degli immobili e di gestione delle energie che dovrebbe auto finanziarsi tramite risparmio generato dalle rinnovabili e dalla maggiore efficienza delle nuove abitazioni) sia un’idea sulla carta decisamente vantaggiosa per tutto il pianeta e per gli americani, bisogna certo andare a guardare quando, fra cinque anni, questa proposta diventerà concretezza, e cosa ne conseguirà a livello di Real Economy.
Insomma, anche se i D si professano da sempre paladini dell’ecologia, solo una ristretta cerchia di essi, e di solito non politici ma abbienti sostenitori, ha fatto davvero qualcosa di reale.
E il lavoro? Trump insiste, con il solito linguaggio da circolino, di aver portato la disoccupazione ai minimi storici (ed effettivamente il suo regime isolazionistico in qualche modo, funziona; vediamo come si piangerà fra dieci, quindici anni) e che la situazione attuale sia dovuta esclusivamente al Covid. Ecco, si poteva fermare qui, invece no: è tutta colpa dei cinesi. E torniamo al niente cosmico che fluisce in una situazione pericolosissima di instabilità internazionale.
Biden è impreparato e per un uomo che fa politica da cinquant’anni è un fatto davvero grave. Biden è ammanicato con le strutture militari di altissimo grado ed è legatissimo alla corrente espansionistica democratica dell’asse Clinton, e anche in questo caso la percezione di una certa instabilità giunge forte: se non sono i cinesi di Trump, saranno i classici arabi degli ultimi trent’anni. Di Israele non si è parlato.
Della pandemia, possiamo solo riassumere con “la mascherina non te la metti mai” ; “tu invece vai sempre in giro con la mascherina” .
Questa è la caratura politica che viene proposta agli americani.
Questo è ciò che vogliono, o peggio, che gli basta agli americani.
Che voteranno per posta.
Che manderanno alla casa bianca il vincitore di una becerata al barino.
E noi, tutti noi, ne pagheremo le conseguenze.