“La terra vi concede generosamente i suoi frutti, e non saranno scarsi se solo saprete riempirvi le mani.
E scambiandovi i doni della terra scoprirete l’abbondanza e sarete saziati. Ma se lo scambio non avverrà in amore e in generosa giustizia, renderà gli uni avidi e gli altri affamati.
Quando voi, lavoratori del mare dei campi e delle vigne, incontrate sulle piazze del mercato i tessitori e i vasai e gli speziali, invocate lo spirito supremo della terra affinché scenda in mezzo a voi a santificare le bilance e il calcolo, affinché il valore corrisponda a valore.
E non tollerate che tratti con voi chi ha la mano sterile, perché vi renderà chiacchiere in cambio della vostra fatica. A tali uomini direte: «Seguiteci nei campi o andate con i nostri fratelli a gettare le reti nel mare. La terra e il mare saranno con voi generosi quanto con noi».
E se là verranno i cantori, i danzatori e i suonatori di flauto, comprate pure i loro doni.
Anch’essi sono raccoglitori di incenso e di frutti, e ciò che vi offrono, benché sia fatto della sostanza dei sogni, distillano ornamento e cibo all’anima vostra.
E prima di lasciare la piazza del mercato, badate che nessuno vada via a mani vuote.
Poiché lo spirito supremo della terra non dormirà in pace nel vento sino a quando il bisogno dell’ultimo di voi non sarà appagato.”
Khalil Gibran
Il Profeta
Le parole del grande sofista, libanese di nascita e americano d’adozione, poeta soave e anima elevata, raccolgono il canto di coloro che amano la Terra e prendono parte con grande consapevolezza della coscienza comune della Natura che nell’unico grande circolo dell’esistenza nasce, cresce, muore e nasce ancora. Noi, consustanziali di ogni elemento e di ogni particella del cosmo. Noi, che obbediamo al volere del tempo. Noi, che godiamo del frutto della Terra e ne mangiamo e beviamo e diventiamo forti nel corpo e nella mente. Noi, che trasformiamo i Suoi doni con la maestria e le mani, realizzando le opere che rendono grande omaggio alla Terra che ogni giorno viviamo. Noi, che sogniamo e speriamo e desideriamo, senza brama ma con ardore.
Ogni singolo gesto che viene compiuto su questa Terra è in sintonia con la Terra stessa.
Un movimento, un pensiero, persino il sonno. Il nostro sangue circola sincronizzato con il moto terrestre e la forza di gravità.
E’ il più grande organismo dell’universo. Il più grande ingranaggio che il destino possa forgiare.
Oggi, 22 Aprile 2020, festeggiamo la Giornata Mondiale della Terra.
E non dovrebbe esserci festeggiamento più sentito, omaggio più grande. Se “Deus sive Natura”, come sostenne Spinoza rischiando grosso nel pronunciare quella che ad oggi a me risulta come una delle più grandi espressioni del pensiero umano, allora il nostro pianeta è divino ed è degno di grande adorazione. La fede da riporre in ciò che ci ospita, questa essenza terracquea che ci consente di vivere, respirare, nutrirci, deve essere assoluta e cieca. Perché la superbia dell’uomo lo porta spesso a considerare di essere lui stesso necessario alla Terra, al progresso, al divenire, mentre in verità il ragionamento è contrario, vale a dire che la Terra è necessaria a noi, poiché nel giro di nemmeno mille anni, meno di un battito di ciglia per il mondo, la nostra specie verrebbe dimenticata, trasformata in validi concimi o nutrienti carboni fossili.
Siamo perciò sacrificabili, infine? Certo che no, e questo la Terra lo sa benissimo senza il bisogno della nostra caparbia testardaggine cocciuta.
Ma ha bisogno di un uomo sostenibile; un uomo che si riappropri del suo status di minuscolo ingranaggio infinitesimale. Tutti siamo utili, nessuno è indispensabile, e mai verità fu più grande che nel contesto della natura e della sua opera.
Il disegno è chiaro e ben delineato; funziona alla perfezione da solo, senza la nostra spinta artificiosa e posticcia. L’uomo, dal canto suo, ha delle qualità immense che lo rendono un tassello armonioso nel mosaico della vita; ecco perché fino ad oggi, probabilmente, siamo stati graziati dalla natura che ci circonda, evitando l’estinzione nonostante aver dato prova di cattiva condotta tra guerre, inquinamento, crudeltà gratuita e sviluppo forsennato. L’uomo possiede la poesia. Quella che chiamiamo erroneamente “anima”; perché l’anima è parte integrante del tutto ed è insita in ogni forma di vita, dal plancton alle montagne. L’uomo è in grado di trasformare quell’anima – quella spiritualità – in bellezza. Ed è un’abilità unica che ci è stata donata dal cosmo per una qualche ragione, nessuno la conosce, ma tant’è: siamo creature spirituali che donano forma reale alle proprie emozioni.
Prendiamo un pezzo di legno e ne facciamo un utensile per le nostre esigenze, e nello stesso momento in cui esso viene forgiato sentiamo l’impellente bisogno di dargli una grazia, una forma, perché ci affezioniamo alle immagini che ci circondano e le vogliamo rendere armoniose, attraverso le proporzioni: la grande armonia del tutto.
Di certo avrete sentito parlare delle innumerevoli speculazioni sul concetto di “sezione aurea”; ebbene, in questo caso un po’ il concetto si avvicina a tali teorie.
Il mondo è una cassa di risonanza per le anime che compongono il grande tessuto dell’esistenza. La cassa di risonanza produce un’onda di vibrazioni che si propagano nello spazio e nel tempo, attraverso le dimensioni, e connettono il tutto.
La sezione aurea ha la forma di una conchiglia, la perfetta spiegazione visiva del propagarsi di una vibrazione.
E noi siamo composti di atomi, universi infiniti e microscopici che come diapason empatici diffondono nell’etere la bellezza.
Ideata dall’attivista pacifista John McConnell nel 1969, la Giornata della Terra venne proposta all’ONU e così approvata il primo mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera dell’anno successivo. Il 21 Aprile del 1970 fu dunque introdotta per la prima volta nel calendario ufficiale delle Nazioni Unite. Col tempo, questa giornata ha assunto diverse forme di espressione, attraverso feste, eventi, conferenze, concerti, spettacoli, celebrazioni di ogni sorta e genere in giro per il mondo, partendo sempre dall’ideale originario di tutela e rispetto della Terra.
The Earth Day è diventato occasione per affrontare il grande dibattito dell’ecologia, della sostenibilità e della pace; un grande dialogo scientifico e filosofico atto non solo ad omaggiare ma soprattutto ad affrontare, tentando di risolvere, i grandi drammi che affliggono il nostro pianeta.
E’ una sfida impari e sovente le soluzioni sono poche, al confronto delle grandi chiacchiere e demagogiche affermazioni sensazionalistiche; tanta è l’ipocrisia e infiniti gli interessi.
Ma la sfida è necessaria e fondamentale ed inizia da noi. Ognuno di noi ha il diritto, perché non è un dovere, è un diritto, di prendersi cura del proprio pianeta. Perché noi siamo il nostro pianeta e non possiamo odiare noi stessi. Il masochismo sarà anche tipico del genere umano ma francamente non è il momento per le parafilie.
Siamo tutti perfettamente in grado di assumere nuovamente la posizione di ingranaggi del grande sistema della vita e integrarci come coloro che decantano poesie e realizzano ponti, non per coloro che bruciano foreste e costruiscono muri.