E’ con grande piacere che riportiamo questa lettera, scritta dalla nostra carissima amica Javiera Ibarra, cittadina cilena residente in Italia.
Avevamo intenzione di affrontare la “Questione Cilena” da giorni, ma non riuscivamo a cogliere al meglio le sfumature di un Paese di cui sappiamo effettivamente troppo poco, non ne conosciamo le contraddizioni e nemmeno le criticità. Avevamo deciso di soprassedere, per rispetto nei confronti di un Popolo che non merita parole qualunquiste o banalità dense di lacune.
Ecco giungere in nostro aiuto Javiera che con lucidità, acume e grande senso civico, consegna nelle nostre mani un testo che riteniamo meritevole di essere letto e condiviso, per conoscere, capire e soprattutto continuare a sperare.
Grazie.
Pisa, 15 Novembre 2019
Oggi si compiono 28 giorni dall’esplosione sociale accaduta in Cile nel ultimo mese. Il 18 ottobre il mondo intero è stato testimone di come il sistema cileno, anche se fino ad allora travestito da oasi latinoamericana, era un sistema fallimentare che si è finalmente rotto, rendendo evidente che l’aumento della ricchezza senza una ripartizione equa di essa e l’assicurazione di diritti fondamentali essenziali come la sanità e l’educazione, aveva portato noi cileni a un punto di esaurimento, dove ognuno lottava per sopravvivere in una società ineguale e ingiusta. Oggi, dopo 28 giorni di violenza e caos, in un oscillare continuo tra adrenalina, paura, rabbia, tristezza e anche speranza, 28 giorni precisi, mi sono svegliata e ho trovato una buona notizia: il mondo politico cileno si è unito e ha firmato un Accordo per la Pace Sociale e la Nuova Costituzione. Tutti i partiti (a eccezione del Partito Comunista che ha scelto di auto sottrarsi) sono riusciti a sospendere le loro differenze e a raggiungere un accordo che apre la strada per cambiare la “Magna Charta” del Paese.
La Costituzione cilena fu scritta durante la dittatura e firmata da Augusto Pinochet, nel 1980. Questa Costituzione, di carattere neoliberista che perpetra il modello politico ed economico della dittatura, contiene diversi paletti che limitano il margine di azione politica per instaurare i cambiamenti che per 30 anni hanno richiesto i cittadini cileni per un miglioramento della loro vita. Per questo motivo, oggi è un giorno storico e da festeggiare.
L’accordo stabilisce che nell’Aprile 2020 si svolgerà un referendum con due domande: 1) approvazione o rifiuto di una nuova Costituzione e 2) quale dovrà essere l’organo attraverso il quale questa debba essere cambiata (Convenzione Costituente, equivalente a un’Assemblea Costituente, cioè al 100% costituita da cittadini rappresentanti, eletti attraverso elezioni dirette, o Convenzione Mista Costituente, formata in parti uguali da parlamentari e cittadini, sempre eletti attraverso elezioni dirette).
Quindi sì, oggi, come cilena che abita all’estero, scelgo di festeggiare a distanza, accompagnare il mio Paese che ha raggiunto un obiettivo importante dopo 28 giorni di manifestazioni e lotta; perché questa è la via istituzionale. Sebbene la storia ci faccia vedere che fiducia e politica non s’incastrano un granché, sento che i cileni oggi debbano lasciare il tempo e lo spazio necessario per lavorare. Anche se non sappiamo quali saranno i risultati e se le persone da noi eletti riusciranno, appunto, a rappresentarci ed elaborare una nuova Costituzione che possa rispondere alle istanze sociali, oggi bisogna aprirsi e dar valore a questo passo in avanti, rimanendo con gli occhi aperti e allerta, ma lasciando anche lo spazio e il tempo necessario perché questi cambiamenti accadano. Ora bisogna tornare a lavorare per risollevare il Paese che è in ginocchio.
Che sia chiaro: abbiamo sofferto tanto! Il Paese è in uno stato di distruzione devastante, si sono violati i diritti umani, ci sono morti, tantissimi manifestanti hanno perso gli occhi perché le forze di polizia non hanno rispettato i protocolli, infrastrutture e commercio seriamente danneggiati, il Dollaro alle stelle rispetto al Peso, un oscuro futuro economico per i prossimi mesi o forse anni. Sia chiaro anche che sono stati i cittadini a chiedere questo accordo, a fare pressione sul mondo politico per avere risposte. Si poteva evitare così tanta distruzione se avessero agito più in fretta, ma è servita una rivoluzione così grande e violenta per farli reagire. Ora tocca vedere se questa nuova Costituzione riuscirà a gettare le basi per un Cile più giusto e solidale, dove quelli che sono stati abbandonati dal sistema possano trovare una soluzione alle loro richieste. Solo in questa maniera il Paese potrà costruire una strada verso lo sviluppo, con giustizia e uguaglianza.