La porta delle stelle – 2001: Odissea nello Spazio

Di Marco Rocchi

Fra le tante storie che popolano la mia mente, ve n’è una che non l’ha mai abbandonata: 2001 Odissea nello spazio. L’impatto che ebbe allora su di me questa straordinaria pellicola, diretta dal maestro S. Kubrick, ha condizionato tutta la mia successiva esistenza. La ricerca di ciò che è nascosto, segreto, occultato, disseminato nei testi esoterici dei popoli antichi, è un elemento imprescindibile della mia vita. Posso dire, senza esagerazione, che la mia storia di ricercatore degli enigmi e della storia del Sacro, dipende in gran parte dalla visione che feci da bambino del film suddetto. Le immagini e le musiche che bombardavano il piccolo Marco Rocchi seduto sulla poltroncina di quel cinema di provincia molti anni fa, riecheggiano tutt’oggi in me, non terminando mai di suscitare le stesse potenti emozioni. Io fanciullo compresi perfettamente, già allora, quel messaggio proveniente dalle stelle: dovremo tutti morire per poi rinascere sotto altra, più “alta” forma di vita. Durante gli studi dei Testi sacri composti dagli antichi Egizi, trovai conferma di tutto quello che, a livello istintivo e viscerale, avevo già capito e “percorso” durante la visione del film. 

Il protagonista della pellicola, l’astronauta David Bowman, percorre un viaggio iniziatico. La macchina Hall 9000, il computer di bordo della nave stellare, prende il controllo del mondo materiale, così come adesso stiamo vivendo e sperimentando. In balia di un qualcosa che anima non ha, David Bowman, così come l’umanità intera, perde il contatto con la propria parte spirituale. Sarà un antichissimo monolito di misteriosa natura a condurre il nostro, verso una fine che in realtà è un inizio. La nera lastra impenetrabile compare nei momenti della storia dell’uomo, in cui è richiesto un balzo evoluzionale. La vediamo all’inizio del film nel momento in cui, la “scimmia” diviene “uomo”. Ciò che contraddistingue l’uomo dall’animale, è la ricerca del potere fine a se stesso. La scimmia della nostra storia diverrà uomo nel momento in cui capirà che con la violenza, potrà dominare il più debole. Lo straordinario balzo temporale dalla scimmia all’era spaziale è reso in maniera mirabile. Musica e immagini ci proiettano in un istante ai nostri giorni in un vero e proprio valzer di oggetti volanti sospesi nello spazio profondo. La storia riprende nuovamente con la riscoperta del Monolite nero. Quest’oggetto, che tanto ha fatto discutere i critici su quale fosse la sua origine e natura, esce allo scoperto al centro di un cratere lunare. Bowman, dopo mille peripezie, arriverà al punto in cui per lui, e quindi per l’intera umanità, non vi sarà più possibilità di ritorno. Lontano da tutti, costretto ad abbandonare la propria nave caduta in balia del computer Hall 9000, l’”umanità” simboleggiata da David Bowman, sarà risucchiata incredibilmente all’interno del monolite nero. Comincerà qui un viaggio incredibile e apparentemente incomprensibile, attraverso lo spazio infinito e il tempo. Passato e futuro si mescoleranno in un vortice senza fine. Il viaggio di David terminerà in un luogo non luogo. Una “casa” preparata per lui da occulta mano accoglierà il viaggiatore fino alla fine dei suoi giorni. David morirà davanti al monolite nero: risorgerà come nuova forma di vita; il bimbo delle stelle. 

Ancora una volta il monolite è testimone di un “passaggio” di stato, di un salto energetico. Nei momenti chiave della storia la lastra impenetrabile, compare per condurre a un’evoluzione: da scimmia a uomo, da uomo a Bimbo delle stelle. I momenti di difficoltà e di crescita sono accompagnati e rilevati dalla muta Presenza nera. Solo nel caso finale, al momento cruciale, quando è richiesto un cambio assoluto, l’Uomo entra all’interno del monolite. Ciò che andrebbe distrutto viene da mano ”nascosta”, rigenerato. Quello che ho sinteticamente riassunto in queste poche righe, questo racconto e quelle immagini, trae origine dal nostro profondo. Il piccolo Marco Rocchi aveva compreso il significato, perché ciò era già parte di lui. Gli antichi ci insegnano molto. Dovremmo tornare a rileggere le loro storie, i loro racconti e le loro esperienze spirituali. Gli Egizi non “credevano” nel divino, non avevano dogmi, non ne avevano bisogno (come erroneamente si crede oggi), ma sperimentavano continuamente Dio, tutti i minuti della loro esistenza. Il loro contatto con ciò che per noi è invisibile, era alla base del tempo che dovevano passare su questa terra. Vi sono dei testi straordinari: Testi delle Piramidi, Libro di ciò che sta nella Dwat, Libro dell’uscita alla Luce, ecc, che andrebbero letti ora. Ognuno di questi è un percorso di rigenerazione, come quello che compie l’astronauta David Bowman durante il film. 

I Testi delle Piramidi sono i testi religiosi più antichi al mondo mai redatti da mano umana. La loro origine si perde nella notte dei tempi. La copia più antica in nostro possesso, piramide di Unas, è chiaramente la trascrizione su pietra di formule provenienti dal predinastico trascritte su papiro dopo essere state trasmesse, con molta probabilità, attraverso una lunga tradizione orale. I misteriosi Seguaci di Horus furono un gruppo di sacerdoti iniziati ai segreti e tenuti al silenzio, che portarono la conoscenza degli abitanti del Primo Tempo fino all’epoca storica, dinastica dell’Antico Egitto. Scritti fantastici come questo o come il libro di ciò che sta nella Dwat, descrivono il percorso effettuato dal Dio Ra in una sorta di terza dimensione/livello esistente fra i cieli e la Terra. Durante questo viaggio, fra mille difficoltà e pericoli, il Dio Ra diverrà Carne e corpo morto. In seguito si fonderà col Dio Osiride, che da corpo morto si farà Luce. I due Dei, divenuti una cosa sola, riprenderanno il cammino verso l’Orizzonte sacro. Come il Sole sorge a est vincendo l’oscurità, il Dio si eleverà oltre l’orizzonte come anima eletta e trasfigurata. Così farà l’astronauta David Bowman. La sua essenza varcherà la soglia della Dwat celeste, passerà mille esperienze e prove, fino a trasfigurare da corpo morto a Bimbo delle Stelle. La luce che risiede in ognuno di noi, dono del divino, può sprigionarsi e portarci a divenire Spiriti Akhw (come dicevano gli antichi) e trasformarci in Stella fra le Stelle Imperiture.

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