C’è un nesso sostanziale tra La Vita è meravigliosa (It’s a Wonderful Life), l’intramontabile capolavoro cinematografico diretto da Frank Capra con il sommo Jimmy Stewart e Meraviglioso, la struggente canzone interpretata da Domenico Modugno: la figura di un angelo.
Mentre la differenza che rende grazia ed unicità a Meraviglioso risiede nell’angelo che, vestito da passante, si ferma, consiglia, prova empatia per il malcapitato aspirante suicida, e lo dissuade convincendolo che il mondo sia qualcosa di, appunto, meraviglioso: insomma, è decisamente più umano del concetto angelico presente nel film americano.
Probabilmente il motivo risiede nella sconfinata fiducia nell’uomo qualunque e il candido ottimismo da boom che risiedeva nel sorriso straripante ed irresistibile di quella figura immensa e così fraterna che incarnava Domenico Modugno.
E’ questo ciò che celebriamo oggi, ricordando il Maestro nel giorno della sua nascita: la grandezza di un uomo che meglio di ogni altro ha interpretato la figura, il sentimento, il significato di essere italiano .
Modugno ha colto le necessità di un popolo che rialzava la testa all’indomani della devastazione, all’alba di una ricostruzione sulle macerie di quella guerra che ci ha resi la vergogna del mondo, la rovina di una civiltà decaduta e da vent’anni di menzogna.
Un’Italia che ha realizzato il sogno di essere una Repubblica, una democrazia, un luogo meraviglioso dove, un esempio su tutti, i bambini orfani e senza niente partivano dal sud Italia e venivano accolti in Emilia, adottati da famiglie meravigliose che concedevano a queste anime una seconda occasione.
Una seconda occasione per tutti.
Un nuovo inizio.
Una chimera che sembrava poter durare in eterno, sulle note di Volare, davanti al Modugno che non era stereotipo, bensì era incarnazione.
I baffi, l’eleganza, il modo di porsi, l’immutevole tradizione dentro ogni suo gesto; la tipicità.
Fermo nel tempo e nello spazio; potremmo quasi dire infinito.
Raramente nascono personalità come quella di Modugno, l’ipotesi più probabile è la formula: una per generazione.
Ecco, senza ombra di dubbio egli è assurto al modello generazionale proprio del boom, entrando di diritto nel novero delle leggende ed eccellenze italiche.
Siamo fieri di poterci riconoscere nella positiva giovialità di un Signore, nell’arte sublime di una voce magnifica, nella normale e mai banale eternità di un simbolo, nella sicurezza di qualcuno che alla radio o su uno schermo risuona familiare come quello “zio” di cui abbiamo sentito tante storie e di cui però abbiamo letto solo qualche lettera.
Il nostro angelo , colui che ci ha fatto capire che la vita merita di essere vissuta, perché tutto intorno a noi è meraviglioso.
Ciao Domenico.