Se per un verso è vero il principio che “video killed the radio stars”, come cantavano i Buggles al principio delle televisioni musicali, è altresì giusto sostenere che precedente fu boia omicida della musica, nei primi anni Settanta, Top of the Pops. Perché diciamocelo, il primigenio vilipendio, l’orrendo stupro, è stato quello di mettere la musica in tv, non fare una tv sulla musica. Ma ormai il gioco è fatto e l’establishment ha parlato chiaro. Sono talmente tanti anni che questa diatriba corre e ricorre nella critica mondiale, che non solo ha rotto le palle, ma frattanto è tramontata e pure defunta, lasciando il posto a Spotify, Youtube e tutto ciò che la rete offre per mercificare, svendere e sputtanare la musica e l’arte.
Ora, partendo da un presupposto del genere, è piuttosto noto l’effetto naturale che, come declamato da Faber, dalla merda nascono i fiori mentre dai diamanti non nasce niente, e così, pure da questo letamaio di commerciale avidità, è sorta una forma d’arte innovativa, concettuale, sintetica e decisamente interessante: i videolclip.
Nati solo ed esclusivamente allo scopo di promuovere band o cantante, brano o concerto, con il tempo, chi più chi meno, ha compreso l’estrema funzionalità e l’immenso potenziale di condensare in cinque minuti un filmino che potesse avere una qualche grazia visiva.
E così registi di fama, artisti visuali, cartoonist, fumettisti e chi più ne ha più ne metta, si sono messi in gioco costituendo quella figura che oggi è chiamata “videomaker”: un creatore di immagini in funzione del suono, un creatore di storie in collaborazione con la musica.
E se nel 2020 siamo arrivati a poter usufruire di vere e proprie opere d’arte multimediali come ANIMA che vede unirsi le forze espressive di due giganti come Thom Yorke e Paul Thomas Anderson, già dagli anni Settanta qualche geniaccio come ad esempio – che ne so, uno a caso – i Pink Floyd, avevano compreso che il passo successivo nella comunicazione sarebbe stata la crossmedialità tra suono e immagine; quella mescolanza di generi che vanno dal cartone animato alla poesia, dalla recitazione al documentario, infine alla musica; insomma, in una sola locuzione: The Wall.
E Vuemme, di questo immaginario che dagli anni Ottanta in poi ha dominato e condizionato i pomeriggi e le nottate di miliardi di ragazzini, ne ha fatto la propria ragion d’essere. Siamo i figli di Videomusic; odiamo MTV anche se lo abbiamo amato con tormento quando passava davvero la musica, condito da Beavis&Butthead e Daria; abbiamo gli scaffali pieni di “videografie” in VHS, una moda che oggi è – purtroppo o per fortuna – scomparsa; detestiamo Vevo ma passiamo le giornate su Youtube a scovare i video più passionali, credibili, genuini e geniali.
Perché è possibile, ancora oggi, fare arte e farla pure bene, vale a dire col cuore e non col portafogli?
E’ una domanda che oggi rimarrà senza risposta.
Perché abbiamo un altro obiettivo ed è presto detto: siamo ancora reclusi e non possiamo far altro che godere dei piaceri caserecci della vita.
Cucinare, un po’ di yoga, leggere libri, fumetti e il retro dello shampoo.
Mettere in ordine, fare bricolage, aggiustare la bici e intopare il motorino.
Cazzeggiare sui social, videochiamare su Skype tutti quelli che si conoscono per dirsi sempre le solite cose.
Deprimersi, fare finta di lavorare in smart working, fare finta di studiare.
Giocare ai videogames senza soluzione di continuità.
Guardare qualsiasi serie tv che Netflix proponga.
Sorbirsi film tukmeni del 1971.
Cazzo: e ora?
State naturalmente ascoltando uno dei quaranta dischi che vi abbiamo consigliato, questo è evidente, ma c’è ancora una cosa che possiamo fare insieme!
Un’altra succosa lista!
Stavolta, neanche a dirlo, vi propiniamo (non proponiamo), l’eccitante serie di quelli che secondo noi sono stati i VIDEOCLIP più belli, geniali, innovativi e particolari della storia!
A-Ha – Take on me
Chi ama i videoclip ama alla follia Take on Me. Realizzato con la tecnica del rotoscope, questo fumetto animato richiama i sogni e i desideri di una ragazza di provincia che mentre fa colazione immagina i suoi idoli pop! Gli anni Ottanta riassunti in tre minuti e mezzo ingenui e speranzosi.
Michael Jackson – Thriller
Il videoclip per eccellenza. Quasi un cortometraggio, con un make-up zombie strepitoso entrato nell’immaginario comune e il balletto più famoso di sempre. Michael Jackson e Quincy Jones danno vita al prodotto commerciale contemporaneo definitivo e Thriller sarà fenomeno di massa come mai accaduto prima, superando addirittura il successo dei Beatles e di Elvis.
Ok,go – Here it goes again
Quando a metà dei primi anni Duemila sembrava già tutto detto e fatto, gli Ok,Go se ne escono con questo videoclip che fa dell’essenziale la sua arma letale: i quattro componenti della band si alternano in un coreografico e semplicissimo andirivieni su vari tapis roulant e il risultato è qualcosa di ipnotizzante. La canzone non sarà granché e la band è stata forse una meteora di un Indie rock un po’ fasullo, ma questo video è geniale.
Beyonce – Single Ladies, put a ring on it
Quando la coreografia è forte, non serve altro. Ce l’ha insegnato bene Michael Jackson e in questo caso, su sfondo bianco e niente più, risalta la bellezza travolgente e procace, generosa e florida della Dea del ventunesimo secolo in compagnia di un corpo di ballo dalle fattezze mozzafiato. Inoltre, il messaggio espresso con il solo gesto della mano, per sottintendere di “farsi mettere l’anello al dito”, è diventato uno dei più abusati tormentoni di ogni epoca. Un must.
Dire Stratis – Money for nothing
Primo videoclip passato in tv nella storia e tanto già basta. Video di apertura dei programmi di Mtv, e aggiungiamo un altro record. Stavolta, la canzone è anche di quelle bellissime. I fratelli Knopfler capiscono subito l’importanza che ben presto avrà il media televisivo e si fanno fare un video avveniristico con – altro record – la prima realizzazione in computer grafica. Sarà un successo mondiale e un video indimenticabile. Quando si dice “Soldi per niente in cambio”.
Rammstein – Deutchland
Questo recentissimo video non è certo una banale clip di una canzone. Si tratta piuttosto di un vero e proprio film agghiacciante sulla storia altrettanto oscura della Germania. Una critica ferocissima e violentissima al sistema teutonico, interpretato come al solito dai brillantissimi componenti della band, i quali si destreggiano con fare grandguignolesco tra le pratiche più truci che hanno perpetrato i tiranni sanguinari della Germania. Immagini splendide, costumi eccezionali, atmosfere perfette.
Duran Duran – Girl Panic
Anche in questo caso, di videoclip c’è poco o niente. A dire la verità, c’è anche poco del brano, che funge quasi da diluito sottofondo al cortometraggio del geniale Jonas Akerlund. Ex membro dei Possessed, decisamente meglio come regista che come musicista, regala a tutti i video che realizza un tocco di marcio che ben si amalgama, come un dolceamaro sapore, alle sonorità super pop di cui si prende cura visivamente. Ero indeciso con Telephone di Lady Gaga e Beyoncé, altro pulp video scioccante del nostro regista norreno, ma Girl Panic è più oscuro, artistico, personale. In una grottesca clinica di bellezza o dimagrimento o psichiatrica, non si capisce bene, le più temibili e nevrotiche top model degli anni Novanta (autoironica presenza di Naomi Campbell, Giselle Bundchen e compagnia) vomitano tutto il loro odio, la loro violenza, la loro psicosi, addosso ai Duran Duran in versione infermieristica.
U2 – Numb
Quando ormai credi di aver dato tutto in quanto a multimedialità, perché ti sei affidato alla massima divinità dell’immagine, vale a dire Anton Corbjin, giunge nella testa di Bono e compagni questa idea che tutto stravolge. La canzone è fantastica e si presta alla perfezione ad un videoclip che abbia la stessa natura originale: prendi la faccia di The Edge e falla martoriare da tutti. Impossibile resistere all’ipnotizzante sguardo impassibile della “Siepe” mentre viene molestato!
Nirvana – Smells like teen spirit
Non perché sia così bello o innovativo, anzi, tutt’altro. Ma perché rappresenta più di ogni altro una generazione intera di disagiati adolescenti vinti dallo scazzo supremo. E’ il manifesto del grunge e dunque, visivamente, è un improbabile coacervo di realismo americano tutt’altro che positivo. Disilluso, acido e opaco. Kurt, mirabile nella sua mimica, è spesso ripreso in primissimo piano, manifestando tutta l’angoscia che si porta dentro.
Daft Punk – Aerodynamic
Anime di assoluto pregio in omaggio ai cartoni giapponesi degli anni Settanta, il cortometraggio a cui Aerodynamic (instrumental version), musica splendida e trascinante, fa da colonna sonora, è una piccola opera d’arte. L’avventura psichedelica che narra è davvero notevole da un punto di vista narrativo e gli espedienti citazionistici sono strabilianti per chi è appassionato del genere. Ricco di riferimenti alla dance culture e all’animazione fantasy nipponica, in questo video troviamo tutta quella voglia di evasione che soltanto la mirabile matita di Leiji Matsumoto, autentico Maestro, creatore di capolavori senza tempo come Captain Harlock, Galaxy Express, La Corazzata Yamato, può regalarci. Difatti, la bellezza di questo video ha dato successivamente vita al progetto di far diventare un film di animazione l’intero disco Discovery dei Daft Punk. Nascerà così nel 2003 Interstella 5555, stupendo anime space-fantasy musicale.
Outkast – Hey Ya!
Quando la musica si amalgama con mestiere e savoir-faire alla comicità, si ottengono spesso dei risultati mirabili: Frank Zappa sopra ogni altro, ma anche i conterranei Elio e Le Storie Tese o, più ideologicamente schierati, gli eccezionali Skiantos del compianto Freak Antoni. Ebbene, anche nella black music c’è chi ha saputo non prendersi sul serio nonostante possegga una capacità di espressione artistica ben fuori dal comune. André 3000 è un musicista poliedrico ed eclettico e un notevole produttore, il quale a fine millennio ha tirato su un progetto, chiamato Outkast, che ha portato ad un enorme successo commerciale il suo stile tra il bohemien del Sud (lui è un vero uomo della Georgia) e la sua travolgente satira al sistema e allo status quo della musica hip-hop e soul. Questo videoclip, dove la simpatia e la benevolenza della sua condanna restano ben educatamente nei binari, senza mai sfociare nel volgare, è un gioiellino tutto da vedere, una black comedy nella quale si mostra anche una notevole mimica e capacità attoriale.
Chemical Brothers – Hey boy, Hey girl
Musica elettronica necessita di video avveniristico: ecco la ricetta per gli Chemical Brothers che portano sulla vetta del music biz un brano pazzesco, trascinato da un ritmo davvero ipnotico. Il concetto di base del video è la smaterializzazione. La resa stilistica è un trionfo di computer grafica, di avanguardistico livello visivo, che trasforma una discoteca gremita in una selvaggia accolta di scheletri danzanti. E’ stupefacente tanto quanto si sorprende il protagonista del video, quando scopre, man mano che la musica incalza, di diventare anch’egli un mucchio di ossa. Una radiografia della società che porta tutto ai minimi termini, spogliando l’individuo della sua estetica e della sua apparenza, lasciando solo un muto contenuto calcificato.
Katy Perry – Dark Horse
Se vogliamo parlare di estremi, dobbiamo inserire nel novero dei videoclip top di tutti i tempi questa ostentazione di lusso e mezzi clamorosa, proposta dal team di Katy Perry. In questo caso non si bada a spese e si realizza un videoclip sfarzosissimo, come mai prima d’ora; costosissimo, come mai prima d’ora; kitchissimo, come mai prima d’ora. Il risultato però, grazie al garbo della regia e alla bravura della neo pin-up americana, non esce dai gangheri e risulta godibile. Un’immensità di colori e di ambientazioni, un favoloso caleidoscopio di puro pop godibile e trasversale. Tantissimi sono i videoclip eccellenti per le canzoni di Katy Perry, ma questo riluce di una luminosità personale e sintomatica dei tempi.
Misfits – Scream
Meno conosciuto degli altri, resta comunque una pietra miliare della video art. Questo videoclip è semplicemente geniale. I ragazzacci capitanati da Paul Cayafa, AKA Doyle, sono da sempre portavoce del più grottesco horror punk e così decidono di affidarsi alle cure del Re dell’horror George Romero per mettere in scena i loro incubi musicali. Nasce Scream, un brevissimo film splatter dove in un ospedale affollato e confuso fanno irruzione i Misfits al completo, colpiti da un non meglio precisato morbo zombie che gli trasforma mantinente in belve assetate di sangue. La strage di inermi pazienti e giovani infermiere cretinette e sexy è immancabile e doverosa, irresistibile e divertentissima. Godereccio e sconclusionato, Scream è un grande omaggio a tutto il cinema horror e splatter, demenziale e autoironico, riuscitissimo in tutti i suoi stereotipi.
Nick Cave and the Bad Seeds – U know who we R
Non potevamo esimerci dal cercare qualcosa di particolare e meno mainstream. Ci salva Nick Cave, che con la sua band The Bad Seeds, di solito è poco incline al mercificare se stesso. In questo caso, infatti, il videoclip è un’opera visiva concettuale e intimista, oscura e profonda, densa di grande significato. Ogni scena – una sorta di fuga notturna da se stessi dentro ad un bosco che assomiglia al nostro inconscio – trasuda insicurezza e il limite è soltanto una torcia che male illumina il set, in modo da creare fosche tenebre tutt’intorno alla nostra percezione.